lunedì 7 gennaio 2013

L'inizio di una lunghissima serie...

La prima bambolina di cui ho memoria era Bianchina, della Furga. Bellissima, nel suo completino rosso, mi guardava con occhi scrutatori dall'alto di uno scaffale, nel negozio di giocattoli  in via Guicciardini, vicino a dove lavorava il babbo. All'epoca, i primi anni sessanta, le bambole erano quasi tutte con i capelli di un colore vicino alla realtà, biondi o neri, ma bianchi, quasi trasparenti come i suoi, non ne avevo visti mai. Fu amore a prima vista. Il babbo, molto tradizionalista, cercava di farmi comprare a tutti i costi una bambola brunetta, molto più rassicurante e familiare, ma non ci fu verso di farmi cambiare idea. Una commessa, molto giovane e graziosa, prese la scatola da un magazzino, spiegando ai miei genitori che quelle erano l'ultima moda in fatto di bambole e che io dovevo essere una bambina molto moderna, visti i miei gusti all'avanguardia. I miei sorrisero tristemente, ma non erano granchè convinti... Tornai a casa al limite dell'esaltazione: non vedevo l'ora di stracciare la carta in cui era involtato lo scatolone e di vedere da vicino Bianchina. La realtà superò il sogno. Fino ad allora avevo avuto solo giocattoli da poche lire, anche perché venivo da una famiglia molto povera in cui non c'era nulla da buttar via e avere tra le braccia un gioiello simile, aveva dell'incredibile. Ancora oggi mi chiedo come mai il babbo me la comprò: forse aveva riscosso un pagamento imprevisto o forse gli era stato commissionato un lavoro importante. Fatto sta che Bianchina era lì, seduta sul mio letto come una regina. Nonostante siano passati quasi cinquant'anni, se chiudo gli occhi, ho il suo faccino ancora nella mente. Dove sia finita non lo so. Probabilmente la mamma l'avrà regalata, insieme a molte altre - delitto!!! - a qualche bambina piccola quando mi son fatta grandina. Da allora ne sono arrivate di tutte le misure e fogge, ma la Bianchina resta sempre il primo amore che mai e poi mai potrò scordare.

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