Poldina, come ormai saprete, vive con me da moltissimi anni.
Quando dovetti lasciare la mia vecchia casa fra i campi, nel 1974, fu una delle poche bambole ad essere scampata dallo scempio degli operai che facevano il trasloco. Questi bravi signori, non contenti di buttare la roba come fosse destinata ad una discarica, rubarono pure tantissimi oggetti, fra i quali Vittoria e Modestino della Furga, Jenni della Italocremona, Petula della Ratti, libri, dischi e una serie splendida di vestitini per la Vittoria e Poldina confezionati dalla mia mamma, dalla mia nonna e dalla suocera di mia sorella.
Prima di accorgerci del furto, è passato un po' di tempo perché gli scatoloni da sballare erano veramente infiniti e, quando ce ne siamo resi conto, di quei malfattori non c'era più la minima traccia, visto che erano dei facchini "volanti" reclutati sul momento da mio padre.
Non potete immaginare il dolore per una perdita così grande! Sì, lo so, c'è di peggio, ma per una bambina che aveva tutto il suo mondo in quelle cose, fu un colpo terribile.
Poldina, invece, l'avevo personalmente messa in una borsa e portata a casa con gli oggetti più fragili, perché stava incominciando a scucirsi e perdeva un po' di gommapiuma.
La mamma la rimise a posto alla meglio, ma ogni tanto si rirompeva qua è là, soprattutto vicino alle giunture di plastica. Poi cominciai a diventare davvero grande e della mia amica bambola non mi ricordai quasi più, anche perché improvvisamente sparì, cancellando la sua immagine dalla mia memoria. La ritrovai quando ormai avevo 25 anni, seppellita da vecchie lenzuola e asciughini, in una cassapanca che la mamma teneva in camera da letto. Era quasi completamente svuotata del ripieno, i capelli incolti, ispidi, duri per la colla che le era stata messa alla frangetta.. Le ciglia, delle quali una le era già stata tolta da mio fratello per farmi dispetto quando eravamo piccoli, mancavano ormai totalmente. Ma il vinile, quel meraviglioso vinile che solo la Furga sapeva così ben forgiare per le sue bambole, era ancora integro. All'epoca feci un restauro molto sommario: mi accontentai di riempire il corpo di tela, di lavare gli arti sporchi e di rivestirla decentemente. L'unica cosa buona, però, fu quella di non cancellarla più dalla mia mente.
Nello stringerla fra le braccia, sentii una sensazione strana, che mai avevo provato fino ad allora e che poi sarà la motivazione per cui adesso recupero vecchie bambole: prendendomi cura di lei, stavo riprendendo cura anche di me stessa, della bambina che viveva nel mio cuore.
Passano ancora 25 anni.... Nel frattempo sono diventata mamma di due tesori unici, che adesso hanno 13 e 9 anni. La piccolina, Letizia, ha come me la passione per le bambole e ha cominciato a giocare con Poldina. Ma non era il caso di maneggiarla troppo perché era veramente a pezzi, quasi peggio di come l'avevo ritrovata anni prima. La mamma, forse vedendo che le si staccavano le gambe, le aveva rinchiuse in uno stretto bendaggio di nastro isolante grigio e, per tenere la testa al suo posto, aveva usato dei grossi punti metallici, aggrappati fra la stoffa e il collo.
A dire il vero, visto il lavoro che c'era da fare, mi sono proprio scoraggiata!
La prima cosa da fare URGENTEMENTE era quella di disfare tutta quella serie di malanni e cercare di limitare i danni subiti dall'incuria.
Primo intervento: togliere il nastro dalla plastica e ripulire pazientemente tutta la colla rimasta sul vinile con alcol e una paglietta per i piatti. Stessa cosa per i residui di vinavil sulla fronte.
Rimuovere le graffette metalliche dal collo e dall'attaccatura degli arti alla stoffa.
Secondo intervento: svuotatura totale del tronco in stoffa per constatare le condizioni del ripieno. Visto che era sicuramente irrecuperabile e che anche la stoffa ormai si stava logorando al solo toccarla, decido di rifare il corpo in tela, usando come modello la vecchia sagoma. Dopo una serie di parole irripetibili e diverse ore di prove e riprove, esce fuori qualcosa di decente. Riempio il sacchetto ottenuto con capoc sintetico e poi procedo al
Terzo intervento: riattaccare gli arti in plastica, ora belli puliti, alla stoffa. Ho durato una di quelle fatiche che non so descrivere, perché il vinile, che sembra tanto morbido e duttile, quando lo affronti con un ago e il filo diventa tutt'altro che simpatico!!! Ho ancora i segni, sul dito medio della mano destra, della cruna che cercavo di spingere dentro quel maledetto PVC. Anche qui, come per la nascita del busto, dopo parolacce, sospiri e voglia di mollare l'avventura, tutto è andato abbastanza bene.
Quarto intervento: approfittando della testa ancora staccata dal corpo, ho fatto un bel lavaggio ai capelli, mettendo tanto tanto balsamo "Tropical", comperato e quasi mai usato per l'odore dolciastro! Il bagno si è riempito di un profumo così forte di cocco che sembrava di essere alle Hawaii!
Quarto intervento: approfittando della testa ancora staccata dal corpo, ho fatto un bel lavaggio ai capelli, mettendo tanto tanto balsamo "Tropical", comperato e quasi mai usato per l'odore dolciastro! Il bagno si è riempito di un profumo così forte di cocco che sembrava di essere alle Hawaii!
Quinto intervento: Opera di misericordia: "vestire gli ignudi". Ho trovato una vecchissima rivista della Modafil, regalata da mia sorella, che insegnava a fare dei giocattoli a maglia nella quale, guardacaso, c'erano anche dei modellini per bambole alte circa 50 centimetri. Sferruzzando, sferruzzando, è venuto fuori un bell'abitino rosso con le sue mutandine e scarpette da bebè. Un fiocchino rosso, per reggere il ciuffetto sulla testa, ha completato il tutto.
Sesto intervento: ciglia. Ho pensato e ripensato a come fare e a che cosa usare. Scartata l'idea della fodera da sfilare, che fra l'altro non avevo a portata di mano, ho prima tentato con piccoli pezzi di peluche nero, ma erano troppo invadenti per la minuscola fessura dell'occhio, tanto da coprire l'iride. Poi ho preso dei pezzettini di nylon scuro e ho tentato di metterli su una base di nastro di carta, come avevo fatto per altre bambole. Ma il risultato non mi soddisfaceva. Ultima idea: prendere della lana nera, finissima, e confezionare una specie di frangetta fissata su una strisciolina di nastro adesivo. Al momento di mettere il vinavil nello spazio per le ciglia, ho invocato i santi numi. Poi mi sono lanciata: o la va o la spacca! E' andata!
Ecco la mia amica adorata rinata a nuova vita